UNA DONNA NEL MEDIOEVO
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Mi chiamo Eleonora, ho 16 anni, sono primogenita e come si può intuire dal nome sono femmina, una vera sciagura, se vivi nel XI secolo in qualsiasi condizione di vita. Ho 3 terribili e pestiferi fratelli e una sorella che sembra un angelo in confronto a loro; Alfonso che ha 14 anni, Michele 9, Sofia 6 e Matteo 4. Sono di origine franca ma abito nella Baviera.
Il nostro castello è molto grande, si trova al di là di un ponte levatoio sospeso su un fossato dove sangue e lacrime sono cadute durante le battaglie; procedendo si entra in un grande giardino, “la corte bassa”, e ai lati le abitazioni di contadini e fuori dal castello i loro territori, c’è anche una chiesa e in mezzo a tutto un enorme castello, la nostra enorme dimora. Esso è composto da una enorme cucina, una sala dei banchetti, 2 salotti, uno stanzone per ospitare i soldati. I miei fratelli dormono in un’unica stanza mentre me e mia sorella in un’altra, mio padre, poi, ha fatto creare altre 2 stanze per gli ospiti. Quando arriva qualcuno d’importante, da altri territori, vuole sempre mostrare la sua ricchezza facendoli stare molto comodi, più di quanto si potessero immaginare. È molto vanitoso. La mia stanza è formata da un letto a baldacchino, che mia sorella usa per darmi fastidio saltandoci sopra, delle cassapanche e un enorme camino.
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Le campane hanno appena suonato, questo vuol dire che è ora di alzarsi; vado, a lavarmi immergendomi in una tinozza piena d’acqua, poi mi tingo i capelli e mi immergo in una nuvola di profumo; adoro questo momento. Mi vesto con una tunica di lino di colore rosso che è il colore della nobiltà e mentre indosso stivaletti neri mi ricordo che oggi mio cugino diventa cavaliere. Corro nella sala da pranzo e vedo un ragazzo, 2 anni più di me; lo riconosco all’istante, si chiama Giacomo, ed è la persona a cui mio padre mi ha promesso in sposa. L’ho sempre trovato simpatico e bello e a volte mi è anche piaciuto, ma io non voglio sposarmi. Mio padre nota la mia voglia di scappare via e, con un tono che non ammette repliche, mi dice di sedermi. Mangio velocemente mentre mia madre e mio padre parlano di politica con i genitori di Giacomo, i miei fratelli giocano col cibo sotto lo sguardo severo di mia mamma e lui…è davanti a me. Mi saluta e lo imito cercando di mangiare il più velocemente possibile, mi parla, evidentemente in imbarazzo, e io cerco di parlagli mostrando un falso sorriso. Appena ho finito la mia colazione chiedo a mio padre se posso scendere da tavola, lui acconsentisse e, mentre scappo via, vedo le facce incuriosite di quattro adulti e la delusione sul volto di Giacomo. Appena fuori mi dirigo nel luogo della cerimonia dove mio cugino che oggi diventerà cavaliere. Lì incontro le mie amiche e insieme facciamo un giro parlando e raccontandoci pettegolezzi.
Dalla morte di Carlo Magno l’impero è stato diviso tra i suoi 3 figli, Carlo il Clavo, Ludovico il Germanico e Lotario. Tutti dicono che Carlo ha fatto terribili imprese, ma grandi, che hanno dato al suo popolo territori vasti come non avevano mai visto, ma, tante guerre. Io sono nata mentre il castello stava per essere raso al suolo e mio padre per questo mi ha sempre considerato la sfortuna vivente
Sento Giada urlare che siamo in ritardo per la cerimonia e mi risveglio dai miei pensieri, corriamo e riusciamo ad arrivare nel momento in cui mio padre, dato che è il sovrano del castello, mette nella mano di Ludovico una zolla di terra che simboleggia il feudo e gli pone la spada sulla sua spalla. Vedo Carlo, lo scrivano, indaffarato a riportare tutto ciò che sta succedendo, vorrei anch’io saper leggere e scrivere meglio di quel che so, ecco un'altra triste cosa che dalla morte di Carlo ha ricominciato a incombere sul nostro paese: gran parte della popolazione è analfabeta. Carlo aveva istituito una legge che diceva che ogni bambino doveva essere mandato a scuola, ma dopo la sua morte e con gli anni tutti i suoi piani sono svaniti. Io ho imparato a scrivere e leggere dal nostro sacerdote, lui lo sa fare, quando ero piccola andavo sempre da lui e cercavo di capire cosa scriveva ad un certo punto, si è stufato di sentirmi dire cose senza senso, e allora è diventato il mio insegnante.
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Finalmente la cerimonia è finita e mia madre mi dice di non rientrare perché stanno facendo i preparativi per il banchetto e sporcherei tutto così mi dà qualche soldo e mi dice di comprarmi un abito e del cibo. Questo è abbastanza normale, a pranzo non voglio mai rientrare a casa. Decido di fare un giro per il mercato che si trova esattamente a nord del castello, nel giardino della “corte bassa” e sento un gran vociare, mendicanti che cercano di vendere la propria merce, lì mi compro da mangiare e con le mie amiche andiamo nel bosco, troviamo conigli e lepri e boscaioli che si procurano il legno. Mi accorgo che sta arrivando il freddo e la notte ed è meglio rientrare nel castello, corriamo e riusciamo a entrare prima che alzino il ponte levatoio, corro in una bottega stranamente ancora aperta e compro un vestito rosso e bianco che mi piace molto.
Corro nel castello e mi precipito in camera mia per vestirmi per il banchetto. Indosso il vestito e lego i capelli in un chignon lasciando cadere due ciocche sulle spalle. Scendo nella sala banchetto e trovo tantissima gente, oltre ad intrattenitori e guardie scorgo altri re di altri piccoli regni come il mio e il ragazzo di stamattina, Giacomo. Mi accorgo di quello che sta per succedere a mia insaputa: mio padre annuncerà il giorno delle mie nozze. Vorrei scappare di sopra e chiudermi dentro, ma sarebbe da veri codardi e quella è l’ultima cosa a cui vorrei assomigliare. Scendo lentamente le scale proprio mentre mio padre invita gli ospiti a sedersi perché il banchetto comincerà a breve. Mi accomodo vicino a lui mentre tutti mi fissano: vorrei sprofondare, i giocolieri iniziano a fare i loro salti e i musicisti a suonare mentre i servi portano cibi leggeri e facilmente digestibili e poi come mi immagino quelli più pesanti come la tradizione vuole. Iniziano a portare l’antipasto che consiste in spezie, miele e vino addolcito col latte. Poi frutta leggera come mele e minestra e a seguire la carne, le pere e le noci.
Il vino si beve da un unico bicchiere che ci si scambia, prima di berlo ci si strofina la bocca con la mano, i cibi liquidi invece si mangiano servendosi dello stesso mestolo e prendendo ciò dal recipiente che lo contiene. La carne la si prende da un piatto centrale e gli ossi gli si buttano a terra sotto il tavolo dato che è cattiva educazione rimetterli nel piatto, lo è anche grattarsi. I miei fratelli intanto sono di sopra a dormire, fortunati loro. Noto che tutti i re dei vari territori hanno un coltello personale, lo vorrei anch’io. Finito di mangiare mio padre annuncia ciò che mi turba da tempo: mi sposerò fra un mese esatto con Giacomo. Cerco di resistere per non piangere di tristezza e dolore e simulando un malore come scusa mi rifugio in camera mia e mi addormento piangendo.
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Giorgia Maroli
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