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LA GUERRA SENZ'ARMI

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"Coronavirus: la guerra senz'armi". L'unico modo per combatterlo è restare a casa e proteggersi con mascherine e guanti nell'attesa che si trovi un vaccino.
 
Leggendo questo titolo sulle notizie del giorno mi sono venute in mente le lettere che il mio bisnonno spedì a sua moglie (con cui aveva concepito il primo figlio poco prima che partisse per la guerra, la seconda guerra mondiale).
 
Il bisnonno Guglielmo ne aveva passate tante in quel periodo, aveva visto morire dei compagni, aveva patito freddo (In Russia, in inverno vivevano in baracche di legno e cartone) e fame (sempre patate e zucca).
 
Ricevette una medaglia per l'eroismo che dimostrò il 18  novembre 1940, sul monte Lefka quando, "durante un aspro combattimento con le forze nemiche, prese il posto di un mitragliere ferito e si pose alla testa di un plotone di fucilieri assumendone il comando"
 
Passò però anche l'ultimo anno come prigioniero in Germania svolgendo un lavoro in fattoria. Giocò d'astuzia; finse di conoscere il lavoro nella stalla per potersi procurare anche solo un pò di latte e uova. Aveva infatti visto altri prigionieri lavorare nei campi e morire per lo sforzo di lavorare la terra, cibandosi di poco e niente.
La lettura delle lettere è appassionante. La sua arma per sopravvivere è stata la positività.
 
"Godo sempre di ottima salute e nel complesso non mi posso lamentare. Con la speranza di rivedervi presto Vi auguro ogni bene e con tanto affetto e amore vi abbraccio" ripeteva in ogni lettera.
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Agosto 44: "corre voce che presto ci lasceranno liberi; questa è una buona notizia, essere liberi è una grande cosa, specie dopo aver provato 11 lunghi mesi di prigionia. Certo che, abituato com'ero, sempre in giro per il mondo, assoluta libertà, ed ora ritrovarmi chiuso e lontano dalla vita normale per un periodo così lungo, non è cosa tanto piacevole. MA TUTTO PASSA e penso molte volte che nella vita UNA BUONA E DURA LEZIONE METTA A POSTO LA TESTA, quindi NON TUTTO IL MALE VIENE PER NUOCERE"
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E' un pensiero attuale, anche se cambiano le condizioni.
Noi siamo costretti a stare a casa per non diffondere il contagio, abbiamo tutte le nostre comodità e la possibilità di avere tempo per stare insieme alla propria famiglia. Per alcuni però diventa un peso non poter uscire, anche solo per fare una corsa.
 
Speriamo di poter tornare presto alla normalità e che questo stop forzato ci lasci qualche insegnamento: per esempio ad apprezzare le piccole cose che abbiamo, tante o poche che siano.
                                                                                                                        Giulia Bottoli
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