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UNO SQUARCIO CREATIVO

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Il mio babbo si chiama Emilio Finardi. Ho approfittato della sua presenza a casa per rivolgergli alcune domande relative al suo lavoro e alla sua percezione di questi mesi particolari.

 

Qual è il tuo lavoro? Di cosa ti occupi?

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Sono insegnante di storia dell'arte e discipline artistiche. Attualmente svolgo il ruolo di professore di sostegno presso il liceo artistico “Alessandro dal Prato” di Guidizzolo in provincia di Mantova, ho l'incarico di seguire 2 ragazzi di V superiore e assisterli nel loro percorso di studi.

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Quando hai deciso che avresti svolto questo lavoro?

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Se dovessi leggere in chiave artistica l'occasione che si è offerta in un frangente della mia vita lavorativa, azzarderei a definirla come la svolta dell'arte impressionista. Ho accettato con qualche perplessità. È stato come ascoltare la sinfonia n°9 "Du Nouveau Monde" composta da Antonín Leopold DvoÅ™ák.

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In questo periodo così difficile e drammatico per il nostro Paese, com’è cambiato il tuo lavoro?

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Con una definizione tipica delle arti contemporanee la possiamo descrivere come art in progress. Si è rivelato nel medesimo modo in cui si affronta per la prima volta l'ascolto della composizione musicale sinfonica de "L'oiseau de feu" di Igor Stravinskij: un insieme di emozioni contrastanti. Un momento epocale per via del cambiamento in atto nel modo di vivere la quotidianità della nostra esistenza che si riflette, giocoforza, sull'attività dell'insegnamento. Nella nostra scuola, al liceo, l'utilizzo di mezzi informatici per “fare lezioni” è all'ordine del giorno: a seconda degli indirizzi del triennio si utilizzano computer per la grafica, per il disegno assistito (cad), il disegno tecnico 3D, rendering, per utilizzare macchine comandate da pc come strumentazioni per taglio laser, stampanti 3D, videocamere particolari che sfruttano software per manipolazione delle immagini e costruzioni di filmati. Tutto ciò si svolge in aule con la presenza fisica di professori, studenti e tecnici. Le lezioni sono scandite secondo l'orario stabilito che dura per tutto l'anno scolastico. Nei laboratori si sentono i profumi, gli odori dei materiali usati per preparare i colori, l'aroma della carta, degli inchiostri, dei solventi, della polvere del legno, nei corridoi si ascolta il vocio più o meno intenso dei ragazzi che parlano tra di loro... ora no. Tutto questo mondo è saltato. Ora la presenza fisica, le cosiddette lezioni in presenza, non ci sono o meglio sono cambiati i luoghi dell'insegnamento. Lo spazio concreto delimitato dai muri delle aule si è trasformato nel limite fisico di un monitor di pc, gli studenti e gli altri professori si captano nello spazio elettronico di uno strumento informatico che filtra la realtà, la trasforma nei colori, nelle voci, negli spazi, nella luce, nella percezione delle emozioni che le persone esprimono, modifica persino l'autenticità della presenza corporea che in video si può camuffare. In queste circostanze mi associo ai quadri di Pablo Picasso nel suo periodo cubista.

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Come è cambiata la tua giornata e la scansione del tempo?

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Il trascorrere della giornata, per analogia, è rappresentato dalle opere di Umberto Boccioni, in particolare il quadro Elasticità. La scansione del tempo per la preparazione dei materiali di studio per gli studenti assorbe molte ore al fine della modulazione secondo schemi più immediati, espliciti, evidenti. Se mi è concesso, è come se si ritornasse a dipingere pittura figurativa dei grandi del rinascimento: Raffaello, Leonardo, Michelangelo, Mantegna dove la prima lettura dell'opera era immediata, chiara: se si vedeva una donna con un bambino in braccio subito si interpretava con la figura della Madonna e Gesù bambino. I materiali di studio quindi devono essere preparati con estrema chiarezza e semplicità di comunicazione poiché, non potendo essere a contatto di persona con gli allievi, non si riescono a cogliere le informazioni del linguaggio non verbale che ognuno di noi mostra a seconda degli stati d'animo, degli argomenti, delle immagini e dei discorsi che si affrontano dal vivo.

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Quale contributo pensi di dare attraverso il tuo lavoro?

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Sperimentiamo forme di comunicazioni e linguaggi differenti attraverso immagini, video, mappe concettuali con ipertesto ed interattive. Stiamo cercando di attuare una didattica a distanza che invogli lo studente a partecipare attivamente. Discutiamo e ci confrontiamo con gli altri docenti per capire e applicare le forme più consone di comunicazione, per l'insegnamento in lontananza. Immaginate un brano musicale di blues dove la metrica è ben definita ma che sconfina nel jazz dove ognuno improvvisa, compone una melodia che si fonde con il motivo degli altri musicisti. Come un collage o un papier collé.

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Secondo te, è cambiato il modo in cui in questo periodo particolare il tuo lavoro viene percepito e considerato dalle persone?

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No, molti estranei al mondo della scuola dicono che siamo in vacanza, che siamo fortunati, che percepiamo lo stipendio e lavoriamo poco se non nulla. Con questa forzata “incolpevole prigionia” siamo invece occupati a preparare modalità di didattica differenti ed efficaci, studiamo le novità messe a disposizione dalla tecnologia e dall'informatica, ci aggiorniamo sulle tecniche di comunicazione attraverso i media e i social, guardando alle esperienze dei colleghi europei. Siamo diventati di nuovo studenti anche noi, anche se il docente è sempre in formazione continua...

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A cosa hai dovuto rinunciare in questo periodo per svolgere al meglio il tuo lavoro?

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A momenti di libertà da spendere per me stesso, per le mie passioni, i miei studi universitari. Ai viaggi e momenti più intimi con la mia famiglia. Alla compagnia degli amici.

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Cosa ti ha insegnato questo periodo? C’è un insegnamento che porterai con te dall’esperienza di questi mesi?

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Questo periodo ha la forza imbarazzante delle opere di Lucio Fontana il quale tagliava le tele, le squarciava. La coatta necessaria clausura lascerà sicuramente un segno positivo per le nuove conoscenze che ho acquisito. Un segno negativo per la privazione di alcune libertà. Sarà come una composizione a mosaico dove ogni tessera, colore, forma, dimensione riesce a formare una immagine d'insieme che si imprime nella nostra esistenza ma se la si ha l'accortezza di fissare lo sguardo su particolari si nota che è spezzettata e non significa nulla se non viene riassociata all'insieme.

Gli insegnamenti saranno sicuramente molti. Dovrò aspettare un poco di tempo per riflettere e capire cosa succede dopo questo tempo sospeso. Un musicista potrebbe pensare che sia come un accordo di settima, dopo deve avvenire qualcosa. Forse tra qualche mese, a bocce ferme, ripensando a tutto ciò che è accaduto intorno a noi e dentro di noi, potrò farmi un'opinione più nitida, ora è troppo presto... art in progress.

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Lucrezia Finardi

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