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Resistere

Settantacinque anni dopo, chi avrebbe mai detto che sarebbe arrivato un virus che avrebbe messo in ginocchio l’intero mondo? Anche se siamo in una situazione molto difficile, la tecnologia ci ha dato modo di ricordare la festa della liberazione, anche se solo attraverso uno schermo. Un giorno di ricordo diverso dagli altri anni, questo è ovvio. Ma è stata veramente una diversità negativa? Non ci sono stati cortei, bande, manifestazioni… solo l’Inno di Mameli cantato sventolando il tricolore dal proprio balcone. Per tanti versi, un 25 aprile da ricordare più degli altri, per la capacità degli italiani di rimanere uniti anche se distanti, di onorare nonostante una situazione difficile, di stringersi virtualmente.

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Quest’anno abbiamo potuto approfondire l’argomento in modo superiore grazie a una curiosità più elevata causata dal voler riflettere, ragionare, scoprire.  Secondo noi, infatti, il 2020 è stato uno dei pochi anni in cui le vicende passate si sono affrontate veramente. Non avendo la possibilità di festeggiare assieme agli amici magari ci siamo chiesti: perché canto? Perché sventolo il simbolo dell’Unità italiana? Perché il Presidente della Repubblica Mattarella ha deposto una corona all’Altare della Patria anche in assenza di pubblico, giornalisti, ministri?

E ci sono venute in mente parole forti che resistono a tutto, tramandateci proprio da quel 25 aprile di tanti anni fa.

Libertà. Onore. Gratitudine. Memoria.

Gesti di un’unione che deve rimanere viva attraverso i simboli.  Molto spesso questa ricorrenza è trascurata da noi giovani soprattutto perché non siamo nati o vissuti negli anni ’40. Ciò che non è di questi tempi spesso per noi non esiste, si studia a scuola e basta, tante volte con distrazione, con distanza.

Si sono confrontati i giorni di sofferenza, passione, coraggio di quei tempi con quello che da qualche mese stiamo vivendo noi. È un paragone possibile? Ha senso?

Di certo, ci sono state vittime innocenti, persone che hanno lottato per il bene di altri, c’è stato dolore, sacrificio. Siamo in una circostanza molto delicata, ma possiamo contare sugli affetti delle nostre case, gli aerei non sorvolano le nostre teste, le bombe non cadono al suolo. Non siamo in un contesto così drammatico, abbiamo cibo in abbondanza, la tecnologia ci permette di continuare a studiare e vedere, anche se solo attraverso uno schermo, i nostri compagni e gli amici di sempre.

Niente a che vedere con bombardamenti, miseria nera, violenza ad ogni angolo di strada, sopraffazione. Niente da spartire con bombardamenti, colpi alla porta di qualcuno giunto ad arrestare o a derubare, intimidazioni subite dalle generazioni vissute sotto la dittatura.
No. La festa di questo 25 aprile non va mischiata con improbabili legami con quel 25 aprile in cui i nostri nonni erano bambini.

E' altra cosa, deve insegnarci altro. Ma un filo rosso c'è. senza dubbio: l'invito alla tenacia, alla perseveranza. alla resilienza. (R)esistere. È anche il motto che la Redazione ha scelto per raffigurare questa speciale (unica!) edizione. Una resistenza che giorno dopo giorno si consolida in ogni persona e diventa simbolo di esistenza. Vivere è un esercizio di pazienza e di forza che va affrontato per crescere. La resistenza è un insieme di scelte, di responsabilità, di sacrifici. In questi giorni si resiste a un cambiamento sociale, alla voglia di lasciarsi andare nella pigrizia e nella noia per riscoprire passioni. Resistere al vuoto affetti che se ne vanno in silenzio, come negli anni ’40 si resisteva alla povertà, alla distruzione alla morte più atroce.

Giorni come questo sono come sentinelle a riflettere sui valori più forti che abbiamo conquistato al prezzo più alto.

Cosa portiamo a casa, dunque, di questa odierna battaglia? Cosa possiamo imparare che ci impedisca di crollare?

Il senso dell'esistenza, il sapore della sua bellezza e unicità. Se si esiste, è fondamentale resistere. 

Come si resiste? La prima conquista sarà imparare a pensare meno a noi stessi e a renderci conto che ci sono persone che da un istante all'altro hanno perso dei loro cari, che improvvisamente si sono trovate senza lavoro o che semplicemente hanno contratto questo virus e non sanno se riusciranno a sopravvivere.

“Donc il faut recommencer”. Bisogna ricominciare, ripartire! Adesso sappiamo, conosciamo. La società umana ha fatto grandi passi di sviluppo in tutto il Mondo e, allora, iniziamo a ricostruire il puzzle in cui avevamo trovato benessere e proviamo a posizionare i tasselli in un modo diverso, equo e solidale.

La (R)esistenza non è solamente saper combattere, è soprattutto la capacità di rialzarsi e rimettersi in gioco.

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“La nostra gloria più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarci ogni volta che cadiamo”

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Nelson Mandela

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Vittoria Baboni

Martina Bettoni

Gloria Lanfranchi

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