contro un nemico invisibile
Ho deciso di intervistare una persona fondamentale per me, che ogni giorno combatte per il virus: la mamma del mio migliore amico, Sara Pedroni. Ha 43 anni ed è infermiera professionale da 23 anni all'ospedale Don Primo Mazzolari di Bozzolo e attualmente è occupata nel reparto Covid 19.
"Quando hai deciso che avresti svolto questo lavoro?"
-Ho deciso di svolgere questo lavoro quando ero un'adolescente, in quanto mi sentivo portata ad aiutare gli altri e a difendere i più deboli.
"In questo periodo talmente difficile da definire anche drammatico per il nostro Paese, com’è cambiato il tuo lavoro?"
- In questo periodo difficile il mio lavoro è cambiato molto...in pochi giorni si è creata l'esigenza di trasformare i nostri ospedali specializzati in un unico grande reparto tutto finalizzato alla cura di pazienti con Covid 19 nei vari stadi. Una vera rivoluzione in quanto questo tremendo virus era a noi sconosciuto fino a pochi mesi fa. Alcuni colleghi si sono ammalati subito...chi rimaneva (come me!) inizialmente ha dovuto sobbarcarsi dei turni dei colleghi risultati positivi al test...tanto impegno, tanta paura di essere contagiati e tanta stanchezza una volta a casa...
"Come è cambiata la routine della tua giornata, la scansione del tempo?"
- La mia giornata è cambiata molto in quanto il mio principale pensiero è essere riposata per affrontare con impegno e concentrazione il mio turno in ospedale... inoltre le dinamiche famigliari sono cambiate, mio marito è a casa dal lavoro e mio figlio Jacopo è impegnato nelle video lezioni. All'inizio dell'emergenza e quindi dell'obbligo di restare a casa eravamo tutti più nervosi...ora, dopo aver interiorizzato l'importanza di queste regole ci siamo tranquillizzati e insieme passiamo dei momenti allegri e spensierati giocando in giardino.
"Quale contributo pensi di dare attraverso il tuo lavoro?"
-Penso che tutta la categoria dei sanitari stia aiutando l'Italia curando i malati di Covid 19 con coraggio e dedizione professionale.
"Secondo te, è cambiato il modo in cui il tuo lavoro viene percepito e considerato dalle persone?"
- Penso che finalmente il mio lavoro venga considerato per quello che è: cura delle persone che ne hanno bisogno.... Ci chiamano EROI adesso, perché ci esponiamo a un grande pericolo di contagio...ma il nostro lavoro è sempre stato così giorno e notte, ma non vogliamo essere chiamati eroi, solo professionisti della salute.
"A cosa hai dovuto rinunciare in questo periodo per svolgere al meglio il tuo lavoro?"
- In questo periodo ho dovuto rinunciare alla mia routine...tutta la famiglia ha dovuto affrontare i cambiamenti di scuola e lavoro...in più io personalmente mi sono allontanata da loro scambiando il mio letto con quello di mio figlio...utilizzando un bagno al secondo piano...e mettendo la mascherina in casa! All'aperto però rimango senza...sempre alle dovute distanze.
"Cosa ti ha insegnato questo periodo? C’è un insegnamento che porterai con te dall’esperienza che stai vivendo?"
-Sicuramente questo periodo ci ha insegnato a fare a meno del superfluo, a condividere. Ha messo a dura prova la nostra pazienza, ci ha insegnato a superare alcune paure; c'ha fatto capire quanto è bello abbracciare le persone care e poter incontrare e chiacchierare con gli amici. In più abbiamo potuto vedere con i nostri occhi i miglioramenti della natura senza inquinamento: cieli e mari più puliti, animali che si riappropriano dei loro territori...Io spero che alla fine dell'emergenza non ritorni tutto come prima ma che si continui a rispettare la natura e l'uomo.
Ringrazio Sara per avermi potuto permettere di intervistarla, ma soprattutto tutte le persone che stanno lavorando giorno e notte per porre fine a tutto ciò che è accaduto e che sta accadendo in questi mesi, e secondo me "eroi" è il termine giusto per definirli. E l'unico modo in cui possiamo aiutarli è starcene a casa.
Siamo forti!
#ANDRÁTUTTOBENE
Valentina Bologni