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LA VOCE DI LUISA

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Conoscere una storia di vita è sempre coinvolgente e speciale. Abbiamo conosciuto, a  partire dalla Giornata della Memoria,  Luisa Levi. Era  una bambina ebrea nata a Mantova nel 1929, vissuta prima e durante la Seconda Guerra Mondiale. La famiglia Levi ha dovuto abbandonare improvvisamente la propria casa per una situazione di pericolo. Non sapeva se sarebbero tornati. Qualcuno ha nascosto nel giardino della  casa una valigia contenente un orologio da tavolo, una bambola e un album di fotografie protetto da una scatola di latta. Diversi documenti, lettere, interviste, fotografie hanno  permesso  agli storici di Mantova di ricostruire la biografia di Luisa morta nel lager Bergen Belsen.

Tutto è stato raccolto  in uno Schedario realizzato dall’ Istituto Mantovano di Storia Contemporanea. Noi lo abbiamo consultato più volte.

Abbiamo conosciuto, innanzi tutto, la famiglia di Luisa leggendo gli Estratti per Riassunto dal Registro degli atti di Nascita del Comune  di Mantova  e di Bozzolo.  Il papà di Luisa si chiamava Levi Samuele Enea, nato a Mantova il 29/10/1883. Era un ragioniere, commerciante all’ingrosso di tessuti. Nel 1914 ha sposato a Cremona Levi Elide nata a Bozzolo il 13/08/1892. La mamma di Luisa era casalinga.  Abbiamo letto  due lettere  che lei ha scritto nel 1943 alla nipote Maresa. Era una persona che amava la sua famiglia,  era premurosa con i suoi parenti. Aveva scritto di essere preoccupata per il futuro della sua famiglia. Mamma Elide cercava  sempre di vedere la parte positiva in ogni situazione.

Luisa Levi aveva due fratelli: Franco il più grande di tutti  e Silvana che aveva nove anni in più di lei. Li abbiamo conosciuti in una fotografia scattata nel 1932. Assomigliavano molto a Luisa, avevano dei bellissimi occhi scuri. In una fotografia del 1940 Franco aveva 24 anni, indossava un abito molto elegante. Era proprio un bel ragazzo. I due fratelli maggiori si impegnavano a far divertire Luisa fin da piccola. Andavano con lei a fare le passeggiate nei giardini lungo il Rio di Mantova, la facevano giocare anche quando erano in vacanza.

Luisa  Levi abitava a Mantova, in Via Principe Amedeo numero 40, in un palazzo a due piani che nascondeva all’interno un giardino profumato di magnolia. Sulla facciata , a destra del balcone, c’era la finestra della sua stanza . All’interno del palazzo , nell’ingresso, c’era un grande scalone che portava al primo piano.  Qualcuno oggi parla di una spesa di centomila lire per la costruzione di quella scala. Era una piccola fortuna per quei tempi.  C’era un  tappeto rosso sui gradini, un grande lampadario che illuminava l’ingresso, alcune  piante negli angoli. Tutto faceva pensare alla casa di persone molto ricche. Un portone molto decorato divideva l’ingresso con l’appartamento dove Luisa era nata. Asia e Brad hanno  immaginato come fossero le stanze. Forse c’era un soggiorno vasto riscaldato da una stufa. Sulle parerti bianche c’erano tante fotografie in bianco e nero incorniciate. Sui mobili antichi ci saranno stati tanti oggetti diversi e libri e sotto il tavolo da pranzo ci doveva essere un grande tappeto rosso. Chissà come sarà stata la cucina! Ci doveva essere un  grande tavolo per cinque persone e una bella dispensa piena di cose da mangiare con vicino i fornelli. Nella stanza di Luisa non ci saranno state  molte cose. Forse c’era un bel letto rosa con sopra un pupazzo che le avevano regalato da piccola e una scrivania  sotto la finestra.

Luisa, in una lettera alla cugina Maresa, ha raccontato che amava suonare il pianoforte e la fisarmonica. Sapeva leggere le note e suonava diverse musiche. Le piaceva ascoltare la sinfonia “ Il nuovo mondo “ di Dvorak. Ogni giorno andava a lezione quattro ore dalla Signorina Bellini. Nella stessa lettera scrive di essere triste perché sarebbe partita per le vacanze in Toscana e doveva lasciare le lezioni di musica. Ci sono diverse fotografie dove Luisa suona la fisarmonica davanti alle amiche e ai cugini. Tutti la ascoltano attentamente.

Luisa amava molto andare in bicicletta e si divertiva. In una sua  lettera abbiamo letto che puliva e  lucidava talmente bene la sua bicicletta che le persone che la incontravano si coprivano gli occhi per non accecarsi. Da piccola Luisa aveva avuto un triciclo.

Abbiamo osservato tante fotografie che raccontano le vacanze di Luisa con la sua famiglia e i suoi cugini. A lei piaceva andare in montagna, meno al mare. In una fotografia  era  seduta sulla riva del Lago di Como. Indossava  un vestito elegante senza maniche. Era felice. Con i cugini era stata in vacanza in Toscana, a Poppi. In una fotografia lei suonava  la fisarmonica mentre i cugini facevano  capriole in un bel prato. In vacanza a Boscochiesanuova si era divertita a giocare ad acchiapparella con le amiche.

In una fotografia scattata nel 1935  abbiamo scoperto che  Luisa e tanti  suoi amici avevano frequentato l’Asilo Israelitico e doposcuola Polacco di Mantova.   I bambini più grandi indossavano dei grembiulini neri con il colletto bianco. I bambini più piccoli indossavano un grembiule bianco. Ogni bambino, sul petto, aveva la Stella di David. Vicino alla foto di  gruppo c’era la bandiera italiana con lo stemma fascista.  Luisa ha iniziato la Scuola Elementare nel 1935. Frequentava la scuola intitolata a Rosa Maltoni, madre di Benito Mussolini, capo del governo di allora. Fino all’autunno del 1938 era stata una brillante alunna dell’insegnante Laura Lentini Sgarbi. Alla fine della terza era stata promossa con bei voti in tutte le materie: buono in disegno, buono in lettura e recitazione, buono in ortografia e nelle esercitazioni scritte in lingua, lodevole in aritmetica e contabilità, lodevole in cultura fascista, lodevole in geografia, lodevole in educazione fisica, buono nei lavori domestici e manuali, lodevole in condotta, lodevole in igiene e nella cura della persona. Noi oggi, a scuola, studiamo  materie un po’  diverse. Anche a noi piacerebbe avere la materia dei lavori domestici e manuali.  Potrebbe essere un bel divertimento. 

In un articolo della gazzetta di Mantova del 3 settembre 1938 abbiamo letto che  il governo di Mussolini aveva approvato le leggi che perseguitavano gli ebrei. Queste leggi cambiarono la vita di Luisa e di tutti gli ebrei. Dicevano che gli ebrei erano diversi da tutti gli altri cittadini e non potevano frequentare le stesse scuole, fare gli stessi lavori. Non potevano andare in vacanza, in biblioteca o ascoltare la radio. Tutti i bambini ebrei di Mantova furono scacciati dalle loro scuole. Luisa fu costretta a frequentare una sola classe dove c’erano grandi e piccoli insieme, maschi e femmine.  La sua aula era al piano terreno della scuola che oggi si chiama Scuola Secondaria di primo grado Leon Battista Alberti. Era separata dalle altre aule.

L’ultima fotografia di Luisa è stata scattata nel 1941. Lei aveva 12 anni.  Aveva i capelli lunghi ben pettinati. Indossava una camicetta bianca e una giacca scura. Il suo sguardo era pensieroso. Era molto bella.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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RACHELE BABONI, BRAD BRICHERASIO, RAYAN CHTAIBA, 

ANTONIO CAPORALE, TOMMASO NARDI, ALESSIO RAMIREZ,

BRANDO PESCATORI, VANESSA VAMANU, CATERINA CANEVARI,

NICCOLO’ TARANA, ISMAELE FINARDI, MATTEO PETROSELLI,

GIACOMO TARANA, GRETA BOSCHI, ASIA CASILLI.

 

 

Scuola Primaria di Bozzolo

Classe IVA

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Franco, Enea, Elide e Luisa, 1940.jpg
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