CRONACHE DELLA QUARANTENA
In quarantena….
Eccoci, siamo arrivati dove nessuno avrebbe mai immaginato!
Siamo nel pieno di un virus mortale a cui nessuno era pronto. Molte persone in questi giorni stanno combattendo per mantenere in vita tutte le persone che sono risultate positive o in fin di vita, senza dimenticarsi che oltre a tutti i contagiati, che non sono per niente pochi anzi, mai nessuno si sarebbe immaginato diventassero così tanti e che avrebbero occupato tantissimi ospedali; ci sono inoltre tutte le persone che stanno male, ma non solo per causa del coronavirus, che necessitano di assistenza ma purtroppo passano praticamente in secondo piano. Diciamo che quasi tutti stanno facendo qualcosa di buono. Noi ad esempio stiamo tutti in casa perché ci è stato dato un ordine ben preciso: per fortuna la maggior parte lo rispetta, ma purtroppo ci sono delle persone che a quanto pare sono sorde, e disobbedendo stupidamente, vanno ad impedire la riuscita di un’opera complessa come il contenimento di questo silenzioso e subdolo virus. Sembra quasi uno scherzo, come se certa gente non volesse che questo incubo finisse. Finchè ci saranno delle persone fuori casa, in luoghi pubblici o a contatto con altre persone questo virus circolerà e non si fermerà finchè non avrà terminato il suo lavoro e la vita di non si sa quanta altra gente innocente. Un appello di speranza va fatto sicuramente a tutte le persone che sono a servizio di questa meravigliosa nazione, in questo momento così difficile, per chi sta lavorando incessantemente per trovare un vaccino per questa bestialità, per chi vende gli alimenti necessari, per chi lavora nei supermercati a contatto con le persone anche se utilizzano le giuste precauzioni ma comunque sempre con la paura di essere infettati e che la propria vita possa finire da un momento all’altro. Alcune persone stanno omaggiando questi “angeli speciali” con articoli, spettacoli aerei dell’aereonautico militare che sventolano la bandiera italiana, con navi che suonano tutte insieme e radio che mettono tutte la stessa canzone o l’inno d’Italia per sostenerci e darci forza, poesie e canzoni. Una di quest’ultime è diventata virale: è un testo che è stato riscritto dal maestro Giulio Rapetti Mogol e la canzone è “Il Mio Canto Libero” di Lucio Battisti. Questo grande appello che dà un qualcosa di bello in cui credere alla fine del lungo percorso che stiamo percorrendo, proviene da tutti i nostri angeli-camici bianchi che ora sono in servizio solo per noi.
In questi giorni di quarantena è tutto molto difficile, abbiamo dovuto cambiare le nostre abitudini, dal poter fare quello che volevamo in qualsiasi momento, al non poter fare più le cose normali in maniera spontanea; improvvisamente non si poteva più decidere di fare un giro in bici, o una passeggiata con le amiche magari dopo aver finito i compiti. Stanno emanando moltissime leggi che vietano per esempio di uscire in due per fare la spesa, deve uscire solo una persona per famiglia; anche per portare fuori il cane bisogna impiegare il minor tempo possibile, solo lo stretto necessario ai suoi bisogni, ma soprattutto nei pressi della propria abitazione. Penso e credo che per tanti ragazzi e ragazze della mia età il più difficile di tutti sia non poter uscire di casa, : per noi è “allucinante” essere rinchiusi tra quattro mura senza amici o sfoghi e fughe possibili. Non credo che ci siano restrizioni più facili da seguire di altre, anche perché alla fine hanno vietato praticamente tutte le nostre abitudini. La cosa che mi manca sicuramente maggiormente sono le mie amiche e i miei amici, parlare con loro, ridere con loro, divertirmi. Tutto un po' mi manca, perfino andare a scuola! Spero e penso che alla fine di tutto questo riusciremo finalmente a vivere in modo più felice e semplice. In questi giorni di “prigione” ho dato importanza ad ogni momento. Ho riscoperto per esempio i giochi da tavolo, i giochi di carte come Uno o Briscola e addirittura mi è passata anche la voglia di stare sul telefono: credo che questo sia accaduto per colpa del troppo e continuo uso della tecnologia per fare i compiti, che ad un certo punto mi sono stancata. Con gli amici mi sento lo stesso però meno, per fortuna che esistono perché sono la parte divertente delle mie giornate. Questa situazione è catastrofica, credo che l’Italia avrebbe dovuto anche solo pensare o immaginare che potesse accadere un evento del genere, avrebbero dovuto prepararsi a una situazione cosi, anche solo costruendo più ospedali o magari indurre di più allo studio sulla medicina. Secondo me quando questa situazione sarà terminata le persone sapranno come fare per vivere al meglio, credo che coglieranno al volo ogni occasione per essere felici, che daranno importanza anche ai momenti più insignificanti che avranno. Bisognerebbe che ognuno di noi cercasse di vivere sempre al meglio e di avere un bel ricordo di ogni momento … e se non lo faranno? Beh, lo farò io, coglierò ogni momento felice della mia vita, per esempio uscire con gli amici cercando di dimenticare tutti i brutti e difficili momenti.
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Isabel Bonoldi
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#iorestoacasa
È successo tutto all’improvviso. Non solo per me, ma per tutti. Un giorno potevamo uscire liberi, il giorno dopo ci siamo ritrovati blindati in casa a causa di un virus letale. All’inizio abbiamo sottovalutato la gravità della situazione, poi però visti i numerosi contagi e morti abbiamo cominciato ad avere paura. In Lombardia i treni per il sud del Paese sono stati presi d’assalto da persone in preda al panico e svuotati di merce gli scaffali dei supermercati. I programmi tv sono stati cambiati per dare più spazio all’informazione riguardante il Covid-19 e le norme igieniche da adottare. Per tenere occupati i bambini la tv ha inoltre aumentato il numero di cartoni animati in inglese. Per ragazzi e adulti si sono invece moltiplicati documentari, senza considerare che i principali musei offrono tour virtuali con spiegazione delle varie opere d’arte. I flash mob organizzati poi in questi giorni li ritengo utili per far sentire gli italiani in sinergia tra loro. L’economia italiana è in ginocchio perché si è costretti a stare in casa e sono aperte solo le attività “essenziali” come farmacie e negozi di generi alimentari. La mia vita sociale, i miei rapporti ed i miei hobby sono stati quindi stravolti. I medici e gli infermieri ogni giorno devono fare turni di lavoro estenuanti perché le persone infette sono tante a causa di molti italiani che non seguono il decreto del Governo e non restano a casa. Un grande applauso e un enorme grazie quindi ai medici e agli infermieri perché per salvare vite umane mettono a repentaglio la loro. In questo periodo mi sento vuoto, perso e non nascondo di avere paura. L’isolamento mi ha fatto scoprire il mondo della cucina e del giardinaggio; ho riscoperto vecchie passioni come fare puzzle e colorare mandala. Passo molto tempo con i miei genitori e, anche se discutiamo di più, in fondo star con loro non è così male. Mi sono dovuto adattare alla scuola digitale usufruendo della didattica a distanza. Le lezioni però le trovo disorganizzate perché ci sono troppe piattaforme da controllare, per non parlare delle verifiche a casa: una pessima idea secondo me perché possono essere fatte con l’aiuto di internet. Bisognerebbe avere invece una sola piattaforma, come Skype, dove i professori possono fare lezione e assegnarci compiti. Le lezioni vanno spiegate, soprattutto alcune materie.
Io o i miei genitori non possiamo infatti sostituirci agli insegnanti; è vero, non siamo in vacanza, ma nemmeno a scuola. La didattica a distanza richiede più tempo di quella tradizionale. Il mio tavolo, tra computer, tablet, telefono, stampante sembra una sala della NASA! A tal proposito molte famiglie hanno dovuto sostenere la spesa di questi apparecchi senza considerare i costi di toner e carta. “Quando torneremo a scuola cosa accadrà?” “Da dove ripartiremo?” “Sono sicuro di aver capito tutto?” Quindi #iorestoacasa oggi per andare a scuola domani. Quando tutto sarà finito tornerò alla vita di tutti i giorni, più ingrassato, più digitale di prima sapendo di non essere invincibile perché tutto può cambiare in un istante. Quando le generazioni future ci chiederanno se eravamo presenti al tempo del Coronavirus daremo la nostra testimonianza perché saremo noi i nuovi semi di memoria.
Filippo Storti