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GENIO E LACRIME

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Tutti noi abbiamo sentito parlare almeno una volta del grande Cajkovskij, e molti lo riconducono alle musiche dello “Schiaccianoci”, del Lago dei cignie altre grandiose opere di questo affascinante compositore. In pochi, però, conoscono la sua drammatica storia e altrettante poche persone sanno che la sua vita tormentata, lo porterà ad una tragica fine. Egli nasce nel novembre del 1893, a San Pietroburgo e quando era ancora un fanciullo in tenera età, perse la madre. Fu un avvenimento che non dimenticò mai e che peggiorò ulteriormente il suo stato depressivo. Venne cresciuto, come del resto tutti in quel periodo storico, con ideali rigidi, con una classifica di cose giuste e sbagliate da fare e che ti imponevano cosa essere o non essere. A questo proposito, uno degli sbagli più gravi dei quali qualcuno poteva accusare, era l’omosessualità. Questa parola non sarebbe mai nemmeno dovuta essere nel vocabolario di un uomo, se non per ricordarsi di quanto essa potesse essere sbagliata. Ebbene, questo personaggio si macchiò di questa colpa ed è sempre a causa di essa, che egli non riuscì mai ad accettarsi.

L’aggravante era che Cajkovskij era un personaggio pubblico molto conosciuto, quindi a maggior ragione si sentiva il dovere di nascondere il suo vero essere e le sue emozioni agli altri. Rinnegò sé stesso al punto, che sposò una donna, pur di essere considerato come gli altri, perché a quanto pare allora, se si amava qualcuno del proprio sesso, si veniva considerati sbagliati, degli errori, il disonore della propria stirpe, o peggio, non meritevoli di vivere. È assolutamente uno stereotipo il fatto che un vero uomo dovesse per forza amare una donna e se egli non era sposato, il sospetto veniva a tutti. Ai giorni d’oggi tutti siamo pronti a dire che certe situazioni erano assurde e che etichettare qualcuno per la propria inclinazione sessuale è inaudito, ma siamo sinceri, quanti di noi invece sentono ogni giorno discriminazioni su questo argomento? Secondo la mia personale opinione è assurdo arrivare a rinnegare il proprio essere, consapevoli della verità, per la paura del giudizio altrui, ma chi può negare che gli omosessuali venissero visti male dalla società…. Ognuno dovrebbe avere il diritto di vivere la propria vita, amando chi si sente di amare, non chi la società e i suoi pensieri decide. Questo personaggio era tormentato, aveva di sovente gravi attacchi di panico che cercava di nascondere nel corso della giornata e davanti agli altri. Quanto deve essere difficile fingere di stare bene, quando dentro ci sentiamo come degli uragani impazziti? È comprensibile che dopo un giorno passato a soffocare le proprie emozioni e a soffrire in silenzio, nella tranquillità della propria casa, impazziamo, facciamo uscire tutto ciò che abbiamo dentro e ci disperiamo. È proprio quello che faceva Cajkovskij. Tutti questi eventi messi insieme, la perdita di uno dei famigliari più importanti per la nostra crescita, soprattutto psicologica, la mancata auto-accettazione di noi stessi, l’incomprensione del nostro stato d’animo confusionario e tormentato e infine la consapevolezza di rappresentare uno sbaglio per la comunità, ha portato, a lungo andare questo personaggio, all’autoconvinzione che la morte, è la scelta più semplice da fare. Cosa può arrivare a fare una persona per dimostrare che è come gli altri? Cosa è disposta a fare pur di mettere fine ad una situazione che diventa, mano amano, insostenibile?

Forse dovremmo pensarci più spesso….

Vittoria Baboni

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