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ALESSIO RENOLDI

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1. Sindaco, come ha vissuto questo periodo di emergenza?

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L’ho vissuta con grande preoccupazione, ma anche con determinazione. Il Sindaco è il responsabile della salute pubblica e in quanto tale, ogni decisione presa è molto importante. Sono state e saranno settimane dure dal punto di vista lavorativo, che impegnano tutto il giorno, a volte sono capitati ricoveri notturni che abbiamo dovuto seguire, o casi sociali abbastanza pesanti, abbiamo dovuto organizzare la distribuzione delle mascherine, dei buoni alimentari etc. Insomma, è stata dura, non c’è orario a volte, ma in situazioni di emergenza bisogna sapersi adattare. Per fortuna il peggio è passato.

 

2. Quando si è reso conto che la situazione era più grave del previsto?

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Mi sono reso conto della gravità della situazione quando la curva dei contagi è schizzata già nei primissimi giorni, in modo esponenziale, con le tante persone ricoverate in terapia intensiva. In quel momento ho capito subito che era urgente fermare tutto e infatti sono stato tra i primi Sindaci che ha chiesto alle Istituzioni di chiudere tutto, invitando gli stessi commercianti a valutare la chiusura ancor prima che venisse decretato dal Governo.

 

3. Quali sono state le azioni che Lei e l’amministrazione avete messo in atto con particolare urgenza?

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Sicuramente lo studio della normativa, la gestione dell’informazione e il controllo.

LA NORMATIVA: In pochi giorni si sono susseguiti vari DPCM da parte del Presidente del Consiglio e varie Ordinanze da parte di Regione Lombardia. Districarsi in tutte le restrizioni che sono uscite è stata davvero dura. Le persone non sapevano più cosa potevano fare, dove andare a dare la spesa, dove fare benzina, se potevano andare a trovare il genitore malato o la propria fidanzata. Dall’8 marzo in poi ho ricevuto 70-80 telefonate al giorno e centinaia di messaggi. Dare risposte corrette ed esaustive a tutti non è stato semplice, ma credo di non aver lasciato indietro nessuno.

L’INFORMAZIONE: è stata poi fatta una grande opera di informazione, sul sito del Comune e sui social network, che anche se non sembra, sono utilissimi per comunicare in modo veloce e diretto. Ogni minima informazione è stata subito resa pubblica e ben spiegata. O almeno, abbiamo fatto del nostro meglio.

IL CONTROLLO: Fare le leggi è abbastanza semplice, si scrivono e si approvano. Farle controllare poi è più difficile, soprattutto quando ci sono poche risorse umane per farlo. La Polizia Locale ha fatto davvero gli straordinari in questo periodo, e per fortuna ci sono stati i volontari della Protezione Civile che ci hanno aiutato, facendo rispettare le file e le distanze nei negozi di alimentari etc.

 

4. Quali sono secondo Lei le categorie di persone del Comune che il COVID 19 ha messo maggiormente in difficoltà e in pericolo?

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Senza ombra di dubbio gli anziani, e le persone con patologie pregresse. Chi ha un’età avanzata o chi ha subito chemioterapie o chi soffre di obesità, ipertensione, diabete, cardiopatie, asma etc., rischia molto più di altri, perché le difese immunitarie sono basse di partenza. Questa emergenza va anche vista sotto un aspetto “istruttivo”, che ci pone davanti un tema “umano”: rispettare il nostro corpo, mangiare sano, fare attività fisica, mantenersi in forma. Perché quando arriverà un problema, affrontarlo con un corpo sano non potrà che aiutarci a superarlo meglio.

Un’altra categoria a rischio sono stati i lavoratori: medici, infermieri, commercianti di alimentari, operatori di polizia locale, chi lavora in aziende, trasportatori, e anche i volontari. Chi lavora è a contatto con altre persone e il rischio aumenta.

 

 

5. C’è stato un momento in cui si è sentito inadeguato, impotente per far fronte a questa emergenza improvvisa?

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Inadeguato no, per fortuna sono una persona dotata di un buon autocontrollo e di pazienza, doti che servono in questi casi. Riuscire a far mantenere la calma in certe situazioni, evitando isterie di massa, è fondamentale in situazioni emergenziali.

Impotente un po’, nel senso che poi sta tanto alle singole responsabilità dei cittadini evitare di far proliferare il contagio. E impotente di fronte alla violenza e al cinismo di questo nemico invisibile. Ma per fortuna le comunità scientifiche e mediche stanno lavorando molto e in silenzio, per sconfiggere il virus, e alla fine verrà sconfitto.

 

6. Come ha visto reagire le persone?  Con responsabilità o con leggerezza?

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All'inizio con più leggerezza, poi con più responsabilità. Ma non solo per colpa delle persone. Anche le Istituzioni inizialmente hanno peccato di sufficienza, non hanno preso di petto la situazione, non hanno previsto bene quello che sarebbe successo a breve, e questo di conseguenza si è specchiato nei comportamenti delle singole persone. Quando sono arrivati i primi morti, le famose bare di Bergamo portate via dai camion, la tragedia ha messo di fronte agli occhi la dura realtà e la gente si è auto-responsabilizzata da sola. Tutti sono diventati in pochi giorni molto più responsabili e attenti ai minimi dettagli.

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7. Come pensa sia cambiata la sua Comunità dopo questa emergenza? Secondo Lei che segno ha lasciato questo periodo così complesso?

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Il segno che lascerà questa emergenza sarà profondo, ne sono convinto. Credo ci sarà un cambiamento a livello di rapporti sociali e anche un cambiamento “morale”. Sono ovviamente previsioni, ma ci sarà maggiore attenzione in tantissimi aspetti della vita quotidiana: nel mangiare, nello stare insieme ad altre persone, nelle vacanze, nella pulizia degli ambienti etc. Questa emergenza ha dato inoltre la possibilità alle persone di capire chi sono davvero le amicizie e le persone care. Ecco, credo che tutte questi aspetti influenzeranno il futuro delle nostre Comunità.

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Gloria Lanfranchi 

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