25 aprile. La necessità di una nuova Liberazione
Cadigia Perini 2 settimane fa 25 Aprile 87 Visite
Ospitiamo una riflessione dell’amica Cadigia Perini, Segretaria del Circolo Ivrea e componente del Comitato Politico Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea. La ringraziamo per la chiarezza del contributo e per la sua presenza sempre attiva ed impegnata. 25 aprile 2020. La necessità di una nuova Liberazione Il 25 aprile 2020 verrà ricordato come il primo nei 74 anni dalla dichiarazione di festa nazionale della Liberazione, senza manifestazioni in piazza, raccoglimenti nei luoghi della Resistenza, senza cortei, musiche e festeggiamenti per le strade per ricordare la Liberazione dal nazi-fascismo. Non ne parleranno probabilmente i libri di storia, che trascurano già il 25 aprile originario, ma certamente rimarrà ben impresso nella memoria di tutte e tutti noi democratici antifascisti. E poi tornerà nei racconti, ai figli, ai nipoti, fra gli amici, fra i compagni e le compagne. Come ricordiamo per voce diretta degli ultimi partigiani ancora in vita, per racconto tramandato, nelle testimonianze raccolte, quei giorni tra fine aprile e inizio maggio del 1945 che portarono alla completa liberazione del nostro paese dal nazi-fascismo grazie alla Resistenza e alla Lotta partigiana. Il 25 aprile di oggi e quello di 75 anni fa sono molto diversi, ma hanno alcuni punti in comune. Nel 1945 l’Italia usciva da 20 anni di dittatura fascista e 5 anni di guerra. Contava i morti, i torturati, gli imprigionati, le vittime combattenti e civili, uomini, donne, bambini, ma inseriva anche nella storia del nostro paese quella straordinaria lotta di resistenza per la liberazione dell’Italia che durò quasi due anni, dal settembre 1943 alla primavera 1945. Una lotta che coinvolse trasversalmente donne e uomini di ogni appartenenza politica, credo religioso o meno, diversi per età, posizione sociale, militari e civili, tanti giovani. Nessuno di loro pensò prima di tutto alla propria sopravvivenza, perché l’obiettivo finale comune era troppo forte: la Libertà. La liberazione dal fascismo. In questo 25 aprile 2020 in tante e tanti paragonano la nostra condizione di costrizione a casa all’essere “come in guerra”. Il coronavirus è arrivato a colpirci in maniera improvvisa ed inaspettata, andando a minare velocemente tante certezze e sicurezze consolidate nei 75 anni dopo la fine dell’ultimo conflitto mondiale. Per questo taluni affermano che oggi le limitazioni alla nostra libertà individuale sono persino superiori di quelle durante la guerra. Certamente un paragone alterato e comprensibile per la nuova condizione di restrizione fisica, mai vissuta prima dalla maggior parte di noi, per la nostra incapacità di trovare le parole giuste per descrivere quello che proviamo. Ma pensiamo a chi oggi è veramente in uno stato di guerra con la paura costante che una bomba arrivi sulla casa, che qualcuno bussi alla porta per razziare, stuprare, arrestare, ammazzare, senza tribunali. E pensiamo a come hanno vissuto le generazioni passate durante la seconda guerra mondiale sotto il regime fascista. Probabilmente sì, loro potevano uscire per strada liberamente, ma è un falso vantaggio, perché in realtà a limitare i movimenti c’era il coprifuoco, e poi dipendeva da chi eri, dove volevi andare, cosa volevi fare, se avevi in tasca la tessera fascista … Equiparare la nostra condizione odierna, pur molto complicata, difficile, opprimente, a chi ha vissuto la guerra e a chi oggi è in mezzo a un conflitto, è ingiusto. Paragonarci ai nostri genitori, nonni, zii, che han fatto la fame, che hanno vissuto la carenza di beni di prima necessità (nessuna consegna a domicilio, niente supermarket pieni di merci), che sono stati incarcerati, torturati, violentati, che han perso il lavoro perché non volevano sottostare al regime, che sono morti nei bombardamenti, di malattie, di stenti, senza libertà di azione politica, con la censura a giornali e cultura, è ingiusto. No, non siamo in guerra. Stiamo combattendo paure, timori, stiamo resistendo e ci stiamo prendendo cura di noi e di chi ci sta attorno. Con grande fatica, alcuni più di altri, certo. E per quanto dura la nostra resistenza non è da paragonare a quella degli uomini e delle donne che hanno organizzato e agito la Resistenza, ai nostri partigiani e partigiane. Loro hanno lottato fino a perdere la vita per la libertà dell’intero paese. Può aiutarci riflettere su questo. Ci hanno resi liberi. E noi oggi privati di parte di queste libertà, il libero movimento, la socialità, abbiamo difficoltà a resistere a fare fronte comune per sconfiggere … Già, sconfiggere cosa? E’ la mancanza di un “nemico” palpabile, definito, noto, che probabilmente ci rende più incerti, più fragili. Eppure il nemico è ben evidente. No, non è solo terribile il Sars-cov-2, lui è la cartina tornasole, il detonatore. Il nemico originale è il sistema liberista-capitalista che ha piazzato candelotti di dinamite lungo i diritti e i beni comuni costruiti in anni di pace su fondamenta solide, solidali, democratiche, giuste, quelle della nostra Costituzione. Abbiamo lasciato sabotare la sanità pubblica, che pure con grande sacrificio degli operatori sanitari sta tenendo, la Salute pubblica, facendoci ammalare di lavoro, di inquinamento, riducendo la prevenzione e la sicurezza. Abbiamo lasciato sabotare il sistema sociale. E’ dovuto arrivare un virus per farci aprire gli occhi sulla condizione di precarietà della sanità, del lavoro, del sistema paese tutto. Una condizione sociale già profondamente critica prima della pandemia, ma che tutti – tranne pochi resistenti instancabili, quanto inascoltati, che sempre marciano in direzione ostinata e contraria – hanno lasciato crescere ed accettato. Ecco, un punto di contatto con il 25 aprile di 75 anni fa c’è, è il “dopo guerra”. Come reduci di una guerra possono immediatamente sentirsi i diseredati della società, gli esclusi al banchetto delle immense risorse del mondo (rapinate quasi totalmente da una minoranza di uomini e sistemi di potere), chi non ha di che sostenersi, senza un lavoro, chi pur lavorando non ce la fa, i cosiddetti “lavoratori poveri”, contro di loro c’è stata negli ultimi decenni una guerra feroce. Una guerra contro i diritti del lavoro, i diritti alla dignità, alla giustizia sociale, una guerra senza armi ma altrettanto esiziale. Una guerra alla quale pochi, troppo pochi, si sono opposti. No, non siamo in guerra, ma domani saremo nella maggioranza in una condizione da “dopo guerra”. Crisi sociale, crisi economica, disoccupazione. Mancheranno solo le macerie, le città, le fabbriche, gli ospedali, distrutti, ma per il resto lo scenario avrà delle somiglianze. Rispetto all’ultimo dopo guerra, abbiamo il benessere e la stabilità economica cresciuti in più di 75 anni di pace nell’Europa occidentale. Benessere che però non è equamente diffuso perché l’Europa non è quella dei popoli immaginata da Altiero Spinelli, non esiste una Europa solidale. Per ora ha vinto l’Europa della finanza, dei pareggi di bilancio che hanno portato i tagli ai servizi e agli investimenti pubblici, che hanno indebolito i settori vitali come quello sociale e sanitario. ResistenzaE’ questa l’occasione però di provare a “correggerla” questa Europa, far nascere dalla pandemia Covid-19 un “virus sociale-20” che metta il benessere delle persone davanti a tutto, che richiami l’Europa alla responsabilità comune per aiutare gli Stati finanziando la ricostruzione, senza chiedere in cambio altro che la trasparenza delle azioni. Oggi per una Italia e una Europa più giuste non è dunque sufficiente Resistere, occorre Lottare per ogni singolo diritto, per la libertà di vivere degnamente. I nostri partigiani non accettarono lo stato delle cose, il fascismo, ma cercarono di ribaltarlo e ci riuscirono. Noi abbiamo il dovere almeno di provarci favorendo la presa di coscienza e l’opposizione sociale, coltivando la fiducia per un domani migliore, ingrediente fondamentale in ogni lotta, con la Costituzione dalla nostra parte. Cadigia Perini Segretaria del Circolo Ivrea e componente del Comitato Politico Nazionale Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea Commenti
articolo assolutamente DIFFICILE ma credo prezioso per cogliere, almeno, qualche spunto sul 25 aprile, ovviamente visto da noi, dalla nostra prospettiva (eb)
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