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Vita da quarantena nei palazzoni: abbuffate di tv e vedute desolate

Vita da quarantena nei palazzoni: abbuffate di tv e vedute desolate

Nei palazzi-alveare dell’Alto Mantovano: niente verde, negozi chiusi e «si esce solo a buttare i rifiuti»


LUCA CREMONESI19 APRILE 2020

ALTO MANTOVANO. La quarantena nei paesi è più sopportabile che nelle grandi città. Lo si sente dire, lo si legge sui social e così il tutto diventa anche vero. È il meccanismo narrativo di un vecchio film di Orson Welles, ricavato da una storia di Karen Blixen, nel quale il geniale regista e attore decide di dar vita a quella che oggi si definirebbe un leggenda metropolitana, e cioè una “storia immortale”. Ma è davvero così? Siamo stati a verificare, soprattutto nei grandi agglomerati urbani (palazzine e quartieri densamente popolati) di alcuni paesi dell’Alto Mantovano. Tre sono le zone metropoli a Castiglione delle Stiviere: il grattacielo - in realtà una palazzina di 10 piani -, la zona via Nenni e Primo Maggio, e il quartiere Cinque Continenti. Tutte e tre queste aree urbane sono caratterizzate da un piano terra con negozi (ormai chiusi da anni ai 5 Continenti) con sopra l’abitato. Al grattacielo tutti i negozi - tolta la macelleria e la pizza al taglio - sono chiusi. Poco distante ci sono un tabaccaio e un forno. Gli abitanti si affacciano alle finestre e possono uscire, nel raggio dei famosi 200 metri, nel parco che hanno davanti. «Facciamo fare i bisogni ai cani, due passi, e rientriamo in casa. Certe volte si scende una seconda volta per buttare il vetro, dato che abbiamo la campana. Meno male che ci sono questi due diversivi e che ancora non fa caldo» raccontano gli abitanti. Ai 5 Continenti, invece, le aree verdi comuni sono spesso piene di gente, anche se tutti si tengono a debita distanza. Stessa cosa al quartiere Primo Maggio, dove la piazza - una zona di negozi - è vuota e si sentono le voci che arrivano dalle prime finestre aperte per il tepore primaverile. Anche a Castel Goffredo due sono le zone con negozi chiusi al piano terra e appartamenti abitati in cima. «Restiamo in casa, cosa dobbiamo fare? I giardini che abbiamo qui davanti non sono praticabili e inoltre ci sono molti controlli qui, ci sono sempre pattuglie» racconta chi abita in via Europa. In zona via Concordia, invece, non ci sono aree verdi nelle vicinanze. «Stiamo facendo la cura di televisione. Mal che vada si scende per le sigarette, al distributore. Non possiamo fare altro». Stesso destino all’incrocio di Casaloldo, altro agglomerato misto, e cioè negozi ed appartamenti. «La mattina si dorme meglio perché non c’è il traffico di camion e bus. Non abbiamo mai visto così vuota questa provinciale, neppure nei giorni di festa, quindi non abbiamo neppure nulla da guardare dalla finestra». Stessa situazione a Guidizzolo: «La mattina, fra traffico e ragazzi che vanno alla ex scuola d’arte, c’era movimento. Ora c’è un tal silenzio... Ci abituiamo, dai, dicono che sarà così dopo l’apertura della nuova tangenziale». Una quarantena difficile per tutti, anche nei paesi, se mancano spazi verdi ad addolcirla. Non resta che attendere, come dice un africano nel grattacielo castiglionese, «fare una gran bella festa con musica; lì, nel parco. Tutti a ballare».

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