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David: "Un corto per raccontare i miei cinque anni in balia dei bulli"

Firenze, David: "Un corto per raccontare i miei cinque anni in balia dei bulli"

Premiato come giovane Alfiere della Repubblica il diciassettenne toscano: "Mi prendevano in giro, mi rompevano il computer che usavo per la dislessia, mi hanno aspettato fuori per picchiarmi e ancora oggi mi chiedo perché"

di LAURA MONTANARI

ABBONATI A 22 aprile 2020 Ha girato un cortometraggio per raccontare la sua storia di ragazzino nel mirino dei bulli. Quelli che quando lui, in classe, ha alzato la mano e ha chiesto di poter usare un computer per il compito, "professoressa sono dislessico", lo prendevano in giro e lo chiamavano "penna", gli lanciavano palline di carta o astucci. "Cinque lunghissimi anni" dice adesso David Fabbri che è fra giovani Alfieri della Repubblica "per l'impegno contro il bullismo, per essere riuscito a trasformare la violenza subita in uno sforzo creativo, di denuncia e sensibilizzazione. Il suo cortometraggio sulla violenza nel mondo giovanile ha vinto un concorso scolastico e ora è diventato anche un libro". David, 17 anni, adesso vive in un altro centro della Toscana: "Si ci siamo spostati perchè volevamo stare in una casa con un grande giardino, abbiamo gatti, cani e un pappagallo" racconta. I suoi "cinque lunghi" anni li ha riassunti in un video: "Ho avuto bisogno di tirare fuori le cose che mi ero tenuto dentro con disagio" spiega. "Per tanto tempo sono andato avanti a chiedermi: perché mi fanno questo? Perché mi staccano i tasti del computer, perchè me lo buttano per terra - ("Ne ha cambiati quattro di computer" racconta la mamma Giada) - perché mi aspettano fuori di scuola per prendermi in giro, perché vengono ad aspettarmi fuori di casa, cosa ho fatto di sbagliato?...". Tutto comincia dalla terza elementare: "Abitavamo in un piccolo centro del Mugello, a Luco e David si trovava benissimo con gli amici, era anche molto bravo a scuola. Poi ci siamo trasferiti a Scarperia e lì sono cominciati i problemi" spiega la mamma. Difficile trovare un aiuto: "All'inizio sembra solo uno scherzo, poi lo scherzo continua e io ho cominciato a sentirmi in difficoltà e più ero in difficoltà più gli episodi di bullismo crescevano - racconta David che oggi ha superato quel trauma e che frequenta un istituto superiore a Pontassieve dove studia informatica - era difficile comunicare con gli altri, avevo paura di dire quello che mi succedeva, temevo di essere ancora più preso di mira e che  finisse per peggiorare la situazione". Una volta David prova a parlarne con una insegnante: "E lei pensando di fare bene, ha chiamato quelli che mi prendevano in giro in una specie di confronto che non risolse nulla". Una volta in palestra in seconda media David viene circondato dai bulli e picchiato a sangue in un momento di assenza del professore. A quel punto la famiglia decide di andare dai carabinieri: "I ragazzi erano magari figli di conoscenti e di famiglie per bene, non volevamo inguaiarli con una denuncia - riprende la mamma - così assieme al maresciallo del paese siamo andati a parlare con le famiglie, casa per casa. Poi ci siamo trasferiti, David per due settimane dopo l'agguato in palestra non parlava più e noi sapevamo che la cosa più importante era occuparci di lui". "Mi sentito come un'isola, senza niente intorno a parte la mia famiglia. Mi rimbalzava nella testa sempre una domanda: perchè mi trattano così? Ora guardo avanti e quella domanda senza risposta la tengo in un angolo della mia testa" dice il ragazzo che al primo anno della scuola superiore ha saputo di un concorso dedicato alla memoria di Niccolò Ciatti (un giovane aggredito e ucciso fuori da una discoteca in Spagna) e che era incentrato proprio sul tema del bullismo. Così ha riavvolto il nastro della memoria per ripercorre alcuni episodi della storia: "Quello che è difficile per uno che si trova in una situazione come mi sono trovato io, è anche immaginare a chi chiedere aiuto, trovare le parole, spiegare una sofferenza".  David lo ha fatto con un cortometraggio e con una sceneggiatura. Il video è stato anche proiettato nel paese di Scarperia alla presenza della vicesindaca Loretta Ciani e di molte altre persone. I più non sapevano di quella sofferenza perché a volte capita, che se ti fanno cadere il computer e tu lo fai notare all'insegnante, potresti sentirti rispondere che "potrebbe essere stato un incidente no? Magari il tuo compagno era distratto e ti ha urtato, no?".

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