Qui Campo 87: il cimitero per i caduti del coronavirus di Milano 21 APRILE 2020 Nel cimitero Maggiore a Musocco sepolte 60 persone di cui nessuno ha chiesto, o ha potuto chiedere, le spoglie. Croci bianche con sopra il nome, a ricordare i caduti milanesi di questa guerra contro un nemico invisibile DI CATERINA PASOLINI
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È il luogo dei passi perduti. Di quelli che i figli, le mogli, i compagni avrebbero voluto fare per accompagnare chi amavano nell'ultimo viaggio. È il primo cimitero di guerra in tempo di pace per chi è morto lontano dai suoi cari, sconfitto nella battaglia contro il coronavirus. E al funerale ha avuto accanto unicamente i volenterosi addetti del Comune perché i parenti non potevano: obbligati a casa in quarantena, malati in ospedale, ricoverati in terapia intensiva lottando all'ultimo respiro. Prigionieri del Covid. Al campo 87 del cimitero Maggiore a Musocco, sul finire del camposanto dove la terra è ancora brulla e il prato appena seminato, ci sono oggi sessanta piccole croci bianche nello spazio che ne terrebbe 600. Sopra il nome, a ricordare i caduti milanesi di questa guerra contro un nemico invisibile. Contro la pandemia che ha spezzato famiglie, cancellato una generazione e impedito la consolazione del rito, dell'ultimo saluto. Costringendo a dimenticare desideri, volontà di chi voleva essere sepolto nel paesino dove era nato o cremato e disperso nel mare. Perché non c'era nessuno a comunicarli, a farli rispettare entro i cinque giorni dalla morte, tempo limite stabilito dalle ordinanze. Per non lasciare i morti negli obitori fino a quando i familiari non fossero guariti, per non dimenticare le scelte e i desideri di chi se n'è andato, il Comune in queste settimane di emergenza si è fatto carico di tutto, dalle spese all'organizzazione della sepoltura. E ha deciso di dedicare questo spazio, ai confini col cimitero ebraico, ai morti soli, non reclamati da nessuno. Un luogo dove restare per sempre o provvisorio. Un luogo di attesa. Fino a quando mogli o figli, marito e compagne non saranno ristabiliti, e in grado di organizzare il funerale, di comunicare dove chi amavano voleva restare. "Più volte abbiamo detto in queste giornate che Milano ha retto, ma ha pagato un prezzo altissimo. Abbiamo perso molti dei nostri figli, in alcuni casi il passare oltre è stato ancora più tragico perché alcuni lo hanno fatto senza nessuno a fianco, o, senza famiglia. Questo spazio è quello dove sono stati sepolti coloro le cui spoglie non sono state richieste da un familiare, la tragedia nella tragedia", ha detto il sindaco Beppe Sala sottolineando il grande impegno dei servizi funerari del Comune nei giorni di emergenza. Una scelta di amore e rispetto per milanesi. Ben lontana dall'immagine angosciosa della gigantesca fossa Comune dove a New York, a Hart Island, vengono seppellite decine e decine di bare di pino, quelle a poco prezzo, con dentro i corpi di chi nessuno ha reclamato. O potuto reclamare. Il campo 87 a Musocco resterà a prato per due anni dall'ultima sepoltura, senza possibilità di monumenti funebri. Solo le croci bianche col nome, come i cimiteri di guerra dalle lapidi tutte uguali in mezzo al verde. Una scelta per rendere più semplice, e sarà gratuito da parte del Comune, portare via un domani chi abbiamo amato per trasferirlo nel luogo che aveva scelto. Per evitare giorni da incubo alla ricerca della persona che è morta mentre eravamo malati, basterà chiamare il Comune: via telefono o via mail arriverà l'informazione, il campo, la fila per ritrovare chi ci è stato accanto una vita. Per rispettare le sue volontà. Per seppellirlo o ridurlo in cenere, ( oggi riapre in anticipo per i residenti il crematorio di Lambrate) come sempre più persone chiedono. Per disperdersi nell'aria, nel mare che hanno amato. CoronavirusMilano
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